La freedom area
e'
una sezione del sito che puo' contenere materiali di varia natura:
da riflessioni personali e di altri, a foto interessanti (per me), a spartiti
di brani di jazz (o di bossanova), a brevi recensioni di libri e consigli
su mostre o film da vedere (se vi va...), a locali e bettole da visitare,
a vini da assaggiare, etcc..
La sezione riportera' anche tutti i materiali
inviatimi da amici e non che non manchero' di pubblicare.
Sono particolarmente felice di pubblicare i
materiali che gli studenti napoletani e beneventani mi hanno inviato (quali
poesie, foto, etc..)
.
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Blog Space
Nel Blog Space riporto idee, riflessioni e opinioni personali
e di coloro che hanno formulato pensieri, sulla citta' e non, che avrei voluto partorire e che esprimono,
probabilmente meglio di quanto avrei saputo fare io, cio' che penso della vita.
video 1 (audio originale sottotitolato in italiano)
A time for Peace (libro di M. Gorbaciov del 1985)
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Erri De Luca
Il concetto di "Valore"
Questa meravigliosa poesia di Erri De Luca riesce a condensare, in poche righe, una degli elementi strutturanti dell'esistenza di un uomo.
Considero valore
Considero valore ogni forma di vita, la
neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finche' dura un pasto,
un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si e' risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra' piu' niente e quello che oggi vale
ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo,
accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di
che.
Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord, qual e' il nome del vento
che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza
del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.
Erri De Luca
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Italo Calvino
Italo Calvino
Italo Calvino è probabilmente lo scrittore, l'intellettuale italiano che amo maggiormente.
Al di la di quanto è noto e di quanto è stato scritto ed elaborato sulla vita e le opere di Calvino,
ho sempre ammirato il suo essere osservatore invisibile, confuso fra la gente, dotato di una
grande sensibilità per lo spazio antropico, la città, nella quale amava confondersi e rendersi
anonimo per osservare meglio i fenomeni che ne animano la vita. In tutti i suoi scritti si confrontano
dicotomicamente l'ironia dell'intelligenza e la sottile sofferenza per la condizione umana ed urbana.
un intervista sulle "città invisibili"
Maurizio de Giovanni
Maurizio de Giovanni e' uno degli scrittori ai quali sono concettualmente piu' vicino ed uno degli "uomini di parola" (nel senso di onesta' nel pensiero e
di uomo che vive di racconto) che meglio e' in grado di percepire e descrivere l'atmosfera urbana.
Per la citta' di Napoli Maurizio de Giovanni ha un "senso" particolare (che e' molto piu' che sensibilita').
In non molti descrivono i luoghi, i percorsi, gli squarci, le contiguita' e le promisquita', l'eleganza e la miseria, i suoni e i rumori di Napoli come lui.
Lo scritto sulla citta' obesa e' quasi una poesia sulla Napoli, bella donna sfiorita, trasformata dal tempo e dagli uomini (parassiti) in una massa molle
e maleodorante che non riesce a reagire e che la memoria condanna a ricordare gli splendori passati.
Cronache della citta' obesa (2011)
La Citta' e' obesa. Tutti la guardano.
Provano a distogliere gli occhi, ma la visione e' orrenda e percio'
irresistibile: la guardano, e ne parlano perche' non e' possibile farne a meno.
Fingono di farlo controvoglia, ma godono perche' non reagisce.
La Citta' e' obesa, e suda in silenzio. Puzza, non riesce a lavarsi da sola, e
non si riesce a pulirla dall�esterno, perche' ha mille pieghe e mille piaghe,
nessuno sa quante e nessuno sa dove. Su di essa pullulano parassiti, felicemente
impuniti e impunibili perche' gli basta rifugiarsi in una piega nascosta, e
aspettare che il campo sia di nuovo libero. E perche' pulirla, poi? Di cosa si
parlerebbe, se non ci fosse?
La Citta' e' obesa, e fa schifo a tutti. I vicini discutono di lei, e fanno a
gara a chi ne sparla meglio e di piu', a chi ha un nuovo aggettivo o un nuovo
verbo. E ogni volta che succede qualcosa la colpa e' sua, della Citta' obesa, e
come si potrebbe pensare altrimenti, se e' cosi' orribile a vedersi in un tempo
in cui ognuno e' quello che sembra, niente di piu', niente di meno.
La Citta' e' obesa, e percio' inerte; nulla la smuove, perche' sono secoli che
ha perso la voglia di reagire. La sua stessa natura e' inerte, perche' mai ha
dovuto sforzarsi per mangiare o dormire, ha tutto a portata di mano. E siccome
e' inerte, e' a disposizione di chi vuole approfittare. Tanto, chiunque entri
nella sua casa e' sempre stato il benvenuto, un�altra occasione per un piccolo
spuntino gratis. La Citta' e' obesa perche' ha sempre fame.
La Citta' e' obesa, e nel dormiveglia sogna. Sogna il suo tempo, quando credeva
di essere bella e desiderabile e invece era solo un vestito nuovo, che sarebbe
durato il tempo di un sorriso. Sogna delle volte che ha avuto un salotto buono,
che consentisse di dimenticare i suoi vermi, di non sentirne il rumore. Sogna
dei suoi vicere' che non sono ancora finiti, e delle loro vergogne che non sono
ancora finite.
La Citta' e' obesa, e si fa a gara ad accanirsi sul suo corpo molle e informe.
Non si lamenta nemmeno piu'. Noi abitiamo con lei, e lo sappiamo che soffre
perche' non puo' morire. E sappiamo che se potesse dipingerebbe i colori che
conosce solo lei; e sappiamo che quelle grasse labbra chiuse saprebbero cantare
con una voce dolcissima, se solo qualcuno le ricordasse le parole della sua
canzone. Che le mani inerti saprebbero ancora modellare il suo tufo, e che
quelle enormi, gonfie gambe morte ricordano i passi di antiche danze. Noi lo
sappiamo, perche' abitiamo tutti insieme nella sua disperata solitudine. Siamo
la sua famiglia.
Siamo quelli della Citta' Obesa.
Franco Cassano
Franco Cassano, prematuramente scomparso nel febbraio 2021, e' sicuramente uno dei pensatori contemporanei ai quali sono piu' vicino per modo di sentire.
Riporto qui due testi del sociologo marchigiano (che tuttavia considero a tutti gli effetti conterraneo di Puglia)
che penso siano esplicativi del suo pensiero e, per molti versi, del mio.
Il Primo brano e' tratto dalle "Citta' Visibili" e consiglierei a tutti i docenti di Urbanistica (come faccio io) di leggerlo agli studenti
nella prima lezione del corso, quando si cerca di far capire ai ragazzi cosa sia questa disciplina e quali debbono essere i valori
necessari ai quali far riferimento quando si opera sulla citta'.
Le citta' visibili -
esercizi spirituali per viaggiatori
Quando si arriva per la prima volta in una citta', la si dovrebbe attraversare a
piedi camuffandosi come uno del luogo, e' bello guardare una citta' mentre non sa
di essere osservata, scoprirne il carattere da soli senza la guida di chi la
conosce. Per fare questo gioco clandestino bisogna guardare la citta' con la
coda degli occhi, rubarle figure o parole, suoni e gesti banali, nei bar per la
strada nei negozi, invece di farsi divorare dalla fretta e dagli ingorghi
interiori bisogna aspettare che quello del cielo e quello dei palazzi si
infiltrino lentamente dentro di noi e almeno per un attimo diventino nostri. Si
devono cercare le strade secondarie dove chi passa va via veloce inseguendo i
pensieri, ci si deve sedere come Maigret in un luogo riparato, non inseguire la
citta', ma aspettarla al varco e poi, quando essa finalmente si affaccia,
bisogna salvare quel momento nella memoria, una parola che il computer ha rubato
alla teologia! Ogni angolo, anche il piu' banale e' unico al mondo altrove non ve
ne e' uno esattamente uguale. Ogni angolo ha un angelo. Molti amano luoghi
orribili proprio perche' vi vedono degli angeli che sono i loro luoghi
trasfigurati da un'infanzia o da un amore. Questa capacita' degli uomini di
trasfigurare tutto e' qualcosa che stordisce, affascina e spaventa. Ogni citta' ha
un suo carattere, ci tiene ad essere riconosciuta e non ama essere confusa con
le altre.
Ci sono le citta' che non si curano di te, abituate da sempre ad arrivi e
partenze, vanno avanti da se con i lasciano dire ed i lasciano fare, ciniche ed
accoglienti; sono le citta' celebri che guardano le altre dall�alto in basso,
hanno smesso di meravigliarsi e galleggiano sulla loro grandezza.
Ci sono invece le citta' chiuse che ti spiano da dietro i vetri che si tendono
per la tua sola presenza, citta' cortesi ma diffidenti che quando te ne vai
tirano un respiro di sollievo.
Ci sono le citta' belle ma sconosciute, alcune di esse quando vengono scoperte e
decantate, si inorgogliscono, felici di aver trovato un ammiratore sia pure
tardivo; altre invece sono riservate e non amano farsi guardare, citta' con il
velo accessibili solo a pochi intimi, altre infine sono soltanto timide vogliono
essere corteggiate e tu lo devi capire. Ci sono citta' franate a valle che non
riescono a risalire, sfregiate dal destino o dai loro stessi abitanti, loro
primi nemici.
Ci
sono citta' che hanno bevuto l'elisir di lunga vita, sempre uguali a se
stesse, Tranquille e graziose ma un po' finte dove tutti
congiurano perche' nulla accada ed il tempo giri al largo; citta' che
scrivono pagine bianche. Ci sono citta' drammatiche, dove invece la
storia e' entrata come un uragano e l'ha fatta da padrona, citta'
contese e sventrate che parlano con fatica perche' devono sopravvivere,
citta' di silenzi e ferite. Citta' appassionate che hanno custodito a
lungo un sogno, che sono diventate un simbolo amate da chi non c'e' mai
stato.
Ci sono le citta' che hanno viaggiato e conoscono il mondo, in cui ogni strada
ed ogni piazza ha qualcosa da raccontare, citta' scrigno piene di voci lontane
di altre citta'. Ci sono le citta' di buona famiglia che non danno confidenze e
non guardano gli altri e ci sono le citta' leggere, che guardano dritte negli
occhi e tirano tardi, citta' facili e scollate che vanno con tutti. Ci sono citta' tristi dove vivere e cantare
e' sconveniente, citta' penitenza dalle quali
scappano anche i fantasmi. Ci sono citta' di prima visione dove tutto accade
prima in modo piu' clamoroso davanti agli occhi delle altre citta', citta' che
sono avanti nel tempo. Ci sono le citta' narciso che si guardano in tutti gli
specchi come la regina di Biancaneve e quelle che non si guardano mai, bellezze
sfiorite, che ritrovi troppo tardi in una foto ingiallita. Ci sono le citta'
austere che parlano poco e fanno gli esami a chi arriva citta' difficili ma
preziose un po' piene di se. Ci sono le nobili decadute che una volta tutti
corteggiavano e che adesso nessuno vede, che vivono di ricordi e ci sono le
citta' rampanti, che si sono montate la testa, suonano il clacson e chiedono
strada. Ci sono le citta' streghe che ti prendono la mano e leggono il futuro e
ti seducono e dietro l'angolo ti vuotano le tasche e le citta' affidabili,
sempre pronte quando ne hai bisogno, citta' di poche parole e di lunga durata,
noiose e sicure.
Ci sono molti tipi di citta',
piu' o meno belle, colte ma accoglienti, citta' per tutti i gusti, sono davanti
ai nostri occhi, ma spesso le attraversiamo senza guardarci attorno e non le
riusciamo a vedere.
Il Pensiero Meridiano
[...] Bisogna essere lenti come un
vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e
vede aprirsi magicamente il mondo, perche' andare a piedi e' sfogliare il libro, e
invece correre e' guardarne solo la copertina. Bisogna essere lenti, amare le
soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una
malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in
momento la strada. Bisogna imparare a star da se' e aspettare in silenzio, ogni
tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani.
Andare lenti e' incontrare cani senza travolgerli, e' dare i nomi agli
alberi, agli angoli, ai pali della luce, e' trovare una panchina, e'
portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della
strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e
vanno a confondersi al cielo. e' suscitare un pensiero involontario e
non progettante, non il risultato dello scopo e della volonta', ma il
pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra
mente e mondo.
Andare lenti e' fermarsi su un lungomare, su una spiaggia, su una scogliera
inquinata, su una collina bruciata dall'estate, andare col vento di una barca e
zigzagare per andar dritti. Andare lenti e' conoscere le mille differenze della
propria forma di vita, i nomi degli amici, i colori e le piogge, i giochi e le
veglie, le confidenze e le maldicenze.
Andare lenti sono le stazioni intermedie, i capistazione, i bagagli antichi e i
gabinetti, la ghiaia e i piccoli giardini, i passaggi a livello con gente che
aspetta, un vecchio carro con un giovane cavallo, una scarsita' che non si
vergogna, una fontana pubblica, una persiana con occhi nascosti all'ombra.
Andare lenti e' rispettare il tempo, abitarlo con poche cose di grande valore,
con noia e nostalgia, con desideri immensi sigillati nel cuore e pronti ad
esplodere oppure puntati sul cielo perche' stretti da mille interdetti.
Andare lenti vuol dire avere un grande armadio per tutti i sogni, con grandi
racconti per piccoli viaggiatori, teatri plaudenti per attori mediocri, vuol
dire una corriera stroncata da una salita, il desiderio attraverso gli sguardi,
poche parole capaci di vivere nel deserto, la scomparsa della folla variopinta
delle merci e il tornar grandi delle cose necessarie. Andare lenti e' essere
provincia senza disperare, al riparo dalla storia vanitosa, dentro alla
meschinita' e ai sogni, fuori della scena principale e piu' vicini a tutti i
segreti.
Il pensiero lento offrira' ripari ai profughi del pensiero veloce, quando la
macchina iniziera' a tremare sempre di piu' e nessun sapere riuscira' a soffocare
il tremito.
Il pensiero lento e' la piu' antica costruzione antisismica
[...].
Intervista a Franco Cassano sul "pensiero meridiano"
Gianrico Carofiglio
Concittadino, coetaneo e compagno di liceo, Gianrico Carofiglio e' uno degli scrittori italiani che meglio descrive le cose, gli animi e i posti. Da buon barese conserva il sarcasmo tipico e intelligente dei commercianti e l'impegno e la testardaggine dei levantini ed ha, anche lui un "senso" particolare per la sua citta' che emerge con grande forza di ricordo, in particolare per noi baresi, nel libro: "Ne qui ne altrove" del 2008.
Essendo molto vicino ai suoi ricordi lascio ad altri la descrizione di questo libro che ha "...sullo sfondo la citta' di Bari: l'altra grande protagonista della storia. Il borgo murattiano, le strade, i vicoli e i quartieri, i cinema e i locali, le librerie, la basilica di San Nicola e la parte vecchia, il lungomare, la Fiera del Levante e il porto che guarda a Oriente, il variegato mondo dei suoi abitanti, i sapori della sua cucina e i panifici invasi dal profumo della focaccia: tutto e' descritto con una tale precisione e dovizia di particolari che sembra quasi di esser li'. Nell'oscurita' di quella eccezionale notte Bari appare nuova agli occhi del nostro autore che la osserva con quello stupore e quella curiosita' che la convivenza quotidiana ha assopito (''Pero' mi accorsi delle palme solo quella se... le guardavo con stupore quando ero bambino... da un certo momento in poi smisi di vederle, piu' o meno credo quando smisi di fare le domande agli adulti e smisi di vedere un sacco di altre cose...''), sollecitato dalle continue e meravigliate osservazioni di Paolo, oramai ''l'americano'', che dopo anni di lontananza la riscopre piacevolmente e incredibilmente cambiata, culturalmente viva e vivibile".
Le videoletture di Gianrico Carofiglio
Izet Sarajlic
Del poeta e filosofo bosniaco riporto forse il brano piu' noto che racconta
dell'assedio di Sarajevo (durante la guerra dei Balcani), citta' nella quale
Sarajlic rimase volontariamente per condividere il dolore della popolazione in
quella circostanza, che lo costrinse a bruciare per riscaldarsi quanto di piu'
caro aveva: i libri.
Classifica del fuoco
Per primi partirono i filosofi, Marx, Hobbes, Cartesio, Schopenhauer,
infine anche Montaigne; autunno/inverno uno, Sarajevo.
Poi tocco' ai romanzieri, Dumas, Dickens, Gogol,
infine fu Shalamov a disfarsi nella stufa
coi suoi racconti della Kolima', autunno/inverno due.
Quell'anno fino a maggio le parole patirono l'inferno per dare calorie.
Nel terzo dell'assedio brucio' lo scaffale del teatro,
prima Brecht, poi alla rinfusa Strindberg, Shakespeare, Racine,
infine con le lacrime anche Čechov.
Il quarto anno toccava alle poesie,
ma la guerra fini' e le risparmio'.
Classifica del fuoco: ultima destinata la poesia,
in guerra la piu' urgente.
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Un'importante
passo di un sermone di M. Niemoller rivolto agli intellettuali
(tedeschi) inerti difronte alla pericolosa ascesa al potere dei
nazisti. Un monito probabilmente valido ancor oggi per molti
"benpensanti" nostrani.
"Prima vennero a prendere gli zingari, e fui
contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e
stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli
omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a
prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a
protestare".
Martin Niemöller
Un testo che sembra scritto oggi
e che descrive condizioni della societa' italiana
tristemente attuali.
Fa parte di un piccolo volume pubblicato da Enrico Berlinguer nel 1981.
"La
questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci ladri, corrotti,
concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli,
denunciarli, metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa
tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti, con la guerra per
bande, con la concezione della politica e con i metodi di governo. Ecco perche'
dico che la questione morale e' il centro del problema italiano.
[...I partiti hanno occupato lo Stato e tutte
le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli
enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli
ospedali, le universita', la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi
c'e' il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada
in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un
grande organo di stampa come il Corriere faccia una cosi' brutta fine. Insomma,
tutto e' gia' lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il
risultato e' drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i
loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in
funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la
carica. Un credito bancario viene concesso se e' utile a questo fine, se procura
vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data,
un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di
laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedelta' al partito
che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti
dovuti. [...]
Molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa
dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma
gran parte di loro e' sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma
ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano
di riceverne, o temono di non riceverne piu'. Vuole una conferma di quanto dico?
Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e
quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum
non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e
non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. e' un voto
assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel '74
per il divorzio, sia, ancor di piu', nell'81 per l'aborto, gli italiani hanno
fornito l'immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di
progresso. Al nord come al sud, nelle citta' come nelle campagne, nei quartieri
borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e
amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.[...]
Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro
interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere
adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi
sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il
PSI, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c'e' che da esserne
soddisfatti: ma a una condizione. La condizione e' che, con questi nuovi voti, il
PSI e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un
programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al
passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice
trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e
attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e societa', con
i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non
vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese. [...]
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei
corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione,
bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione
morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte
dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per
bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di
costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perche' dico che la
questione morale e' il centro del problema italiano. [...]
Quel che deve interessare veramente e' la sorte del paese. Se si continua in
questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi
e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude"
Thank you Steve!
Steve Jobs 1955 - 2011 Il discorso di Steve Jobs alla Stanford University
Randy Paush - un'ultima lezione di ... "vita" (consigliato a tutti gli studenti - tradotto in italiano)
Tecnologia e creativita' per promuovere la citta': Stoccolma - segnalato dagli studenti (sds)
Citta' del futuro e sostenibilita' (sds)
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Bilbao 2019
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via Mezzocannone 83, Napoli, punto di incontro per chi sceglie una vita eticamente sostenibile ed un'alimentazione vegan/bio/Km0.
O'GRIN e' nato per l'iniziativa e l'amicizia di Luigi, Imma e Stefano gia' impegnati in azioni di sostenibilita' sociale a Napoli.
ECOLIFE
Eco-Romix (indicazioni per una esistenza "eco-sostenibile")
"Pochi semplici gesti quotidiani consentono di recuperare il senso di appartenenza alla nostra terra"
ecco il compost prodotto dopo soli 3 mesi
Il video dei "Compostiamoci Bene" con la realizzazione della COMPOFIORIERA
(ricorda di triturare sempre gli scarti organici prima di conferirli nella compostiera)
prima
dopo
fai da te: la crema Budwig la crema Budwig di Romano
costruisci cappelli di carta intrecciata (per lavorare nell'orto!!!)
questo l'ho fatto io ed e' stato finito con uno strato di una mistura di vinavil, olio esausto e caffe'.
I PIATTI di Chef Romy
antipasti e torta tramezzino
cocktail di gamberi in fagotto di sfoglia
riso mare "Napoli Campione"...il riso è azzurro....
grano saraceno e cavolo rosso
tagliatelle alle ortiche
paccheri ripieni di crema di ceci
cacio e pepe lardiata
spaghetti all'assassina
orecchiette baresi
pasta fresca
pasta al forno alla disgraziata
ravioli verdi al pescato
risotto ai porcini
quadrotti zucca, noci e gorgonzola
straccetti al tartufo
gnocchi di ortica e curcuma
cannelloni bianchi ricotta e carciofi
Lasagna rossa
Riso Bà (riso alla papi)
pasta con crema di funghi e paprika
Vellutata di Verza
gambi di carciofo al sugo
conchiglie al pesto di rucola di Casapietra
straccetti di cavolo rosso, tartufo e noci
cazzarielli e fagioli
tortino di riso e cicoria con provola e pecorino
minestra di fagioli e curcuma
riso mandarino
pasta con le alici
R'feuf du quiz (fave e cicorie - 2 versioni)
foglie di olivo (pasta) al pesto d ortica su vellutata di zucca
minestra di erbe spontanee, patate e curcuma
trippa alla romana
sushi time
i sushi men
Pizza sfoglia di broccoli, alici e asiago
frittata di borragine
frittata di borragine e provola affumicata
frittata di asparagi selvatici e fiordilatte con fiore di borragine
insalata all'uovomille occhi al carpaccio di pesce spada
Papera di ananas e mandarini
tiramisu (light)
le cartellate baresi
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Informazioni n.182, marzo-aprile 2002.